Lezioni di cinematografia dentro il Coroneo
Lezioni di cinematografia dentro il Coroneo
Lezioni di cinematografia dentro il Coroneo
27 maggio 2013

Un corso professionale di "Tecniche di ripresa audio e video" all'interno della Casa Circondariale del Coroneo, oltre 300 ore di docenza con un gruppo di detenuti, per insegnare loro tutto ciò che riguarda il racconto per immagini, dalla teoria alla pratica. Si tratta di una formazione cinematografica a tutto tondo, con lezioni di sceneggiatura, riprese, fonia, luci, montaggio, quella che Enaip Fvg, in collaborazione con il Festival Maremetraggio fornirà alla classe di 15 detenuti che dallo scorso aprile hanno intrapreso questo percorso professionalizzante dalla duplice valenza. L'obiettivo è infatti da un lato quello di fornire a questi insoliti studenti competenze che, una volta usciti dal carcere, potranno sfruttare in ambito lavorativo, dall'altro quello di riempire le loro giornate all'interno delle mura della Casa circondariale e fornire loro l'occasione per raccontarsi e mantenere una forma di contatto con il mondo esterno. Impegnati nell'impresa, che si avvale della direzione artistica del regista Davide Del Degan e della direzione organizzativa di Chiara Omero, presidente di Maremetraggio, ci sono per ora Giordano Bianchi per le tecniche di ripresa, Ivan Gergolet per i fondamenti di sceneggiatura, il fonico Francesco Morosini e Lorenzo Acquaviva per la recitazione. «Dopo quattro anni in cui, grazie alla collaborazione di Davide Del Degan, con "Oltre il muro" Maremetraggio è entrato con i suoi cortometraggi nella Casa circondariale - racconta Chiara Omero, presidente del festival cinematografico -, quest'anno siamo riusciti a rendere la nostra presenza parte di un progetto di formazione articolato organizzato con Enaip: si tratta della naturale prosecuzione di un lungo percorso». «Fino all'anno scorso ci si vedeva per tre giorni all'anno di proiezioni - dice Davide Del Degan - e già l'entusiasmo dei detenuti, chiamati a visionare i cortometraggi e a giudicarli, era grande: in questo corso la loro passione ed energia è cresciuta ancora e sta contagiando anche noi docenti. Per me il contatto con la realtà carceraria è stato un altro ingresso in una realtà ristretta, claustrofobica. Questo è proprio il tema che ho sempre cercato di esplorare con i miei cortometraggi: da Interno 9 a Habibi, tutte le storie che ho scelto di raccontare hanno a che fare con uomini rinchiusi, in un appartamento da 50 metri quadri o in una terra dai confini blindati».

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