16 ottobre 2013
Chiede ai cittadini di raccontare l'Italia il concorso "Italy in a day", esperimento di cinema collettivo prodotto da RaiCinema, Indiana e Scott Free, con un selezionatore d'eccezione quale Giuseppe Tornatore. Ma l'Italia è anche quella delle carceri, così ai docenti e agli organizzatori del corso di "Tecniche di ripresa audio e video" dentro al Coroneo è venuta un'idea: perché non partecipare con un filmato che racconti un giorno all'interno di un carcere italiano? Pare che la cosa si farà, così il 26 ottobre a uno degli allievi del corso sarà consegnata una telecamera, con l'invito a filmare la propria quotidianità all'interno della Casa Circondariale. Il tutto sarà poi caricato sul sito dedicato e, se il filmato sarà selezionato, entrerà a far parte di un film collettivo montato da Tornatore. Per l'autore ci sarà la gloria di essere citato, insieme al grande regista, nei titoli di coda del film, entrando a pieno titolo nella storia del cinema italiano. di Giulia Basso
Hanno quasi completato le 300 ore globali del corso di "Tecniche di ripresa audio e video", dedicato ai mestieri del cinema e tenuto da esperti del settore e a novembre affronteranno gli esami finali. Ma gli studenti che hanno partecipato a questa full immersion di cultura cinematografica, impegnati in nove ore a settimana di lezione dalla fine della scorsa primavera, non sono ragazzi che si possono vedere per strada o al bar: se ne stanno tutti rinchiusi al Coroneo, a scontare pene più o meno lunghe. Sono studenti-detenuti che hanno dai 30 agli oltre 70 anni e alle spalle storie personali delle più diverse, con problemi con la giustizia di ordine differente: c'è lo spacciatore che ha preso quattro anni di carcere, l'omicida che ne rischia molti di più, lo scafista che ha girato le carceri da Sud a Nord del Paese per poi finire a Trieste. Ora sanno usare una telecamera per effettuare delle riprese, sanno cos'è una sceneggiatura, sanno cosa s'intende quando si parla di fonico di presa diretta, hanno imparato a recitare e a montare. L'impresa è stata possibile grazie alla direzione del carcere, alla collaborazione del personale di polizia e all'Enaip Fvg, che insieme al festival Maremetraggio ha organizzato questo corso. All'interno del Coroneo per le lezioni è stata messa a disposizione una stanzetta. Il corso, che si avvale della direzione artistica del regista Davide Del Degan e della direzione organizzativa di Chiara Omero, presidente di Maremetraggio, ha visto alternarsi in cattedra nel corso delle lezioni Giordano Bianchi per le tecniche di ripresa, Ivan Gergolet per i fondamenti di sceneggiatura, il fonico Francesco Morosini e Lorenzo Acquaviva per la recitazione. Per il festival Maremetraggio si tratta dell'ennesimo progetto per portare il cinema all'interno del carcere: è iniziata nel lontano 2009 "Oltre il muro", la sezione di concorso del festival dedicata ai cortometraggi italiani, che si è svolta fin dalla prima edizione dentro il Coroneo, con la proiezione dei corti e una giuria di detenuti appositamente formata per giudicare il miglior lavoro di questa sezione. Dall'anno scorso "Oltre il muro" grazie a Enaip Fvg è diventato molto più di un evento che accade una volta all'anno. Si è trasformato in un corso di formazione strutturato, che ha dato i suoi primi risultati già dopo poco più di un mese di lezione: la sigla dell'anno scorso di Maremetraggio, "Il cinema rende liberi", è stata realizzata proprio dagli studenti-detenuti del corso. Certo, la classe durante l'anno si è un po' assottigliata: da 18 studenti ne sono rimasti 8. Tra loro ci sono Roberto, Cristian, Jonatha, Franco detto "il foggiano", Nazi e Libero. Tutte persone che il loro entusiasmo per questa iniziativa te lo raccontano: «Ho imparato a usare la telecamera, cosa che da piastrellista e muratore qual'ero non avrei mai immaginato possibile. Grazie ad attività come queste ho potuto conoscere gente nuova e non stare rinchiuso 20 ore al giorno in cella, con il tempo che non passa più», racconta uno di loro. «Abbiamo visto Taxi Driver e Forrest Gump, imparato come si fanno e come si montano le riprese - dice un altro -. Certo, tre ore per tre volte alla settimana sono un po' poco - spiega con l'entusiasmo negli occhi - perché per il resto del tempo si sta in cella, c'è chi fa le flessioni e chi si limita a vegetare». «L'obiettivo ora, visto l'entusiasmo con cui il corso è stato seguito - conclude Chiara Omero - è di poterlo ripetere anche il prossimo anno. Senz'altro ripeteremo la sezione "Oltre il muro", per la quale ora abbiamo una giuria davvero qualificata». ©RIPRODUZIONE RISERVATA