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Venerdì 20 ottobre, in occasione della Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, si è tenuto a Pordenone il Convegno “RIFLESSIONI SUL VALORE DELLA SICUREZZA TRA ACCADEMIA E TEATRO” organizzato dal Comitato Unitario Pordenonese delle professioni (CUP) in collaborazione con ENAIP FVG.
L’evento ha permesso di mettere intorno al tavolo della sicurezza i principali protagonisti pubblici e privati. Dal confronto delle diverse esperienze è emersa la fondamentale importanza e centralità dei liberi professionisti dai quali deve partire l’impulso per tutti gli altri attori della sicurezza. I liberi professionisti, con le loro specifiche competenze, possono essere “l’interruttore” che accende la lampadina per tutte le persone che gravitano nell’economia delle imprese e che devono confrontarsi con questa sfida: abolire le morti sul lavoro.
Il racconto delle esperienze umane di Frigé e di Bisignano ha coinvolto la platea in un commovente viaggio attraverso le conseguenze che si vivono a causa degli infortuni sul lavoro. Effetti che ricadono non solo sulle vite degli infortunati, ma anche su quelle delle loro famiglie e delle imprese. I costi economici e sociali degli infortuni sono spesso insostenibili e possono indurre alla chiusura delle aziende coinvolte, con un successivo impoverimento della società.
La platea che per quasi due ore è stata partecipe delle sofferenze degli infortunati ha quindi ben compreso la centralità della sicurezza nella vita di tutti.
Nella seconda parte del convegno è stato illustrato l’aspetto gestionale della materia.
Si è dimostrato come gli investimenti nella sicurezza e gli obiettivi in costante movimento richiedano presenze multidisciplinari e osmosi partecipative.
“Siamo tutti sulla stessa barca” è stato l’efficace slogan ricordato dal Professor Grimaz.
Abbiamo appreso, dalla sua relazione, il metodo adattativo e l’utilità del lavoro di squadra; solo sapendo leggere e prevedere le complessità possiamo capire come navigare meglio verso la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Grimaz ha rappresentato con chiarezza la rilevanza della partecipazione e del coinvolgimento di tutti i protagonisti.
L’autoconsapevolezza, la responsabilizzazione, la presa di coscienza, “il cervello inserito” funzionano sicuramente più efficacemente delle regole scritte e degli adempimenti burocratici.
La sicurezza è un valore e investire in sicurezza è un vantaggio.
Il convegno si è chiuso con una tavola rotonda moderata del Dottor Venturini attraverso la quale sono state messe a confronto le esperienze dei soggetti pubblici (INAIL, ASFO), privati (RSPP, RLST), professionisti (psicologo del lavoro) e associazioni (ANMIL).
I diversi punti di vista hanno evidenziato ai 200 presenti l’importanza dell’approccio di sistema: il monitoraggio multidisciplinare, la prevenzione coniugata con la vigilanza, la sinergia tra lavoratori, imprese, enti e professionisti.
Si è infine focalizzato sulle differenze di genere in ambito lavorativo. Esse coinvolgono non solo le differenze culturali e sociali, ma anche gli assetti di potere delle relazioni tra uomini e donne, i comportamenti, le modalità di trattamento, le rispettive professioni, condizioni lavorative e ruoli.
Occorre prestare sempre attenzione alla cosiddetta “sicurezza di genere” attraverso un approccio non neutrale della valutazione dei rischi: vanno considerate le differenze di genere, di quelle biologiche e delle malattie stesse tra lavoratrici e lavoratori.
“Oltre quattro ore di partecipazione numerosa e sempre attenta” – ha commentato il Presidente del CUP, Angelo Bortolus – “che ha visto anche la vivace presenza di due classi di studenti dell’ISIS Pertini di Pordenone. Questi ragazzi sono il nostro futuro”.
All’unanimità i relatori hanno sottolineato come questi giovani siano la speranza per una reale crescita della cultura e dei valori della sicurezza nella società.